Nata nel 2005, e acquistata poco più di un anno dopo da Google per la cifra record di 1,65 miliardi di dollari, YouTube è stata a lungo dipinta come l' annuncio dell' imminente, inevitabile fine della tv tradizionale, destinata a venire detronizzata da Internet nel momento in cui le tecnologie (larghezza di banda e portabilità dei video online sul grande schermo) avessero consentito a chiunque di assemblare il proprio personale palinsesto. Ma, proprio nel momento in cui stiamo per tagliare questo traguardo, si apprende (la notizia è di ieri) che il più noto e frequentato social network per la condivisione di video autoprodotti (creati cioè dagli stessi utenti del sito) si candida piuttosto ad assumere il ruolo di salvatore di un medium televisivo pronto a rinnovarsi per durare indefinitamente. Dal prossimo anno gli utenti di YouTube potranno infatti accedere a cento (ma, se la cosa funziona, in futuro potrebbero essere molti di più) canali per la diffusioni di contenuti professionali. Ce ne sarà per tutti i gusti: musica (arruolata, fra le altre star, Madonna), news (coinvolti la Reuters e il Wall Street Journal ), moda (accordi con Cosmopolitan e Marie Claire ), film (disponibili alcune major di Hollywood) e ancora talk show , commedie, sport e tanto altro. Il modello di business ? Classicissimo: i contenuti saranno gratuiti e i soldi arriveranno dalla pubblicità (da spartire con i fornitori di contenuti). Rivoluzione o restaurazione?
In questo blog raccolgo e condivido attività, interessi, passioni e provocazioni provenienti dalla rete.
mercoledì 2 novembre 2011
Google Lancia Cento Canali su YouTube
Proliferazione all' infinito dei canali, palinsesti personalizzati, modalità del tutto inedite di fruizione e consumo. Tutte la novità da Il Corriere della Sera.
Nata nel 2005, e acquistata poco più di un anno dopo da Google per la cifra record di 1,65 miliardi di dollari, YouTube è stata a lungo dipinta come l' annuncio dell' imminente, inevitabile fine della tv tradizionale, destinata a venire detronizzata da Internet nel momento in cui le tecnologie (larghezza di banda e portabilità dei video online sul grande schermo) avessero consentito a chiunque di assemblare il proprio personale palinsesto. Ma, proprio nel momento in cui stiamo per tagliare questo traguardo, si apprende (la notizia è di ieri) che il più noto e frequentato social network per la condivisione di video autoprodotti (creati cioè dagli stessi utenti del sito) si candida piuttosto ad assumere il ruolo di salvatore di un medium televisivo pronto a rinnovarsi per durare indefinitamente. Dal prossimo anno gli utenti di YouTube potranno infatti accedere a cento (ma, se la cosa funziona, in futuro potrebbero essere molti di più) canali per la diffusioni di contenuti professionali. Ce ne sarà per tutti i gusti: musica (arruolata, fra le altre star, Madonna), news (coinvolti la Reuters e il Wall Street Journal ), moda (accordi con Cosmopolitan e Marie Claire ), film (disponibili alcune major di Hollywood) e ancora talk show , commedie, sport e tanto altro. Il modello di business ? Classicissimo: i contenuti saranno gratuiti e i soldi arriveranno dalla pubblicità (da spartire con i fornitori di contenuti). Rivoluzione o restaurazione?
Nata nel 2005, e acquistata poco più di un anno dopo da Google per la cifra record di 1,65 miliardi di dollari, YouTube è stata a lungo dipinta come l' annuncio dell' imminente, inevitabile fine della tv tradizionale, destinata a venire detronizzata da Internet nel momento in cui le tecnologie (larghezza di banda e portabilità dei video online sul grande schermo) avessero consentito a chiunque di assemblare il proprio personale palinsesto. Ma, proprio nel momento in cui stiamo per tagliare questo traguardo, si apprende (la notizia è di ieri) che il più noto e frequentato social network per la condivisione di video autoprodotti (creati cioè dagli stessi utenti del sito) si candida piuttosto ad assumere il ruolo di salvatore di un medium televisivo pronto a rinnovarsi per durare indefinitamente. Dal prossimo anno gli utenti di YouTube potranno infatti accedere a cento (ma, se la cosa funziona, in futuro potrebbero essere molti di più) canali per la diffusioni di contenuti professionali. Ce ne sarà per tutti i gusti: musica (arruolata, fra le altre star, Madonna), news (coinvolti la Reuters e il Wall Street Journal ), moda (accordi con Cosmopolitan e Marie Claire ), film (disponibili alcune major di Hollywood) e ancora talk show , commedie, sport e tanto altro. Il modello di business ? Classicissimo: i contenuti saranno gratuiti e i soldi arriveranno dalla pubblicità (da spartire con i fornitori di contenuti). Rivoluzione o restaurazione?
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