lunedì 14 novembre 2011

Socialpolitìk

Come Facebook e Twitter stanno cambiando le regole della politica e le abitudini di candidati ed elettori. Da Lettura de Il Corriere della Sera.



Scena: il dibattito televisivo delle elezioni per il Presidente della Repubblica d’Irlanda. L’imprenditore prestato alla politica Seán Gallagher che i sondaggi danno in ascesa è sotto l’attacco diretto del suo avversario Martin McGuinness: una vicenda poco chiara di bustarelle. All’improvviso, il moderatore legge un tweet appena arrivato da chissà dove, che annuncia per il giorno dopo una conferenza stampa del principale accusatore di Gallagher: è il colpo del KO. Tutti realizzano, in quel preciso momento e solo allora, che il businessman non sarà il prossimo Presidente irlandese.

«I politici stanno capendo sempre di più che non possono controllare Twitter, nel bene e nel male», osserva Gregor Poynton, direttore politico in Europa di Blue State Digital, la boutique digitale che nel 2008, inventandosi MyBarackObama — una sorta di Facebook per militanti e volontari — contribuì a fare della campagna online del giovane senatore nero il più incredibile successo di comunicazione politica in Rete del mondo.

Se quella corsa elettorale perla Casa Biancafu egemonizzata proprio da Facebook — anche per il coinvolgimento diretto di Chris Hughes, uno dei fondatori del social network, nella campagna di Obama — la sfida online del 2012 sarà combattuta a colpi di hashtag (il cancelletto che identifica su Twitter) e di retweet. Grazie alla crescita, alla velocità e al carattere personale della piattaforma di microblogging, «chiunque con un minuto libero e un account di Twitter può accedere e trovarsi a far parte di una battaglia nazionale a suon di messaggi», come argomentava di recente Nancy Scola sull’«Atlantic».

Una vecchia volpe della comunicazione politica come Alastair Campbell, l’ex-spin doctor di Tony Blair, spiega al «Corriere della Sera» i termini del cambiamento in corso: «Tradizionalmente, tv e stampa erano in grado di dominare l’agenda e, in qualche modo, di decidere cosa contava in una elezione. I social media hanno cambiato l’equilibrio, dando più voce alla gente comune che non si fida dei politici e dei giornalisti come un tempo. Le persone — argomenta Campbell, molto attivo su Internet — si fidano l’una dell’altra: è questa, ad esempio, la genialità del concetto di “dare l’amicizia” su Facebook. Il passaparola elettronico è importante».


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