venerdì 7 ottobre 2011

Mr Google & dottor Tremonti

Riccardo Luna ricostruisce, su Il Post, i retroscena di quello che doveva essere il progetto di lancio definitivo della banda larga in Italia. Ma è andata come è andata, mi sa non proprio bene!!

Se nel dibattito sulla manovra economica il miraggio evocato da tutti è la crescita, il grande assente è Internet. Se ne è avuta la sensazione palpabile e drammatica qualche settimana fa al workshop Ambrosetti di Cernobbio. Quando il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha preso la parola, ad ascoltarlo fra gli altri c’erano alcuni dei massimi rappresentanti dell’industria che ruota attorno alla rete: Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato di Vodafone, David Bevilacqua che guida Cisco, e Pietro Scott Jovane, numero uno di Microsoft. A parte la giovane età, sono tutti under 50, i tre hanno in comune la preoccupazione per un settore che in Italia sembra congelato mentre nel resto del mondo vola.

In quel contesto a un certo punto Tremonti in sostanza ha detto: “Ci manca un driver per lo sviluppo, come lo è stato l’automobile nel dopoguerra. Non vedo in giro modelli che funzionano”. Chi avesse rivolto lo sguardo in sala in quel preciso istante avrebbe visto sul volto di almeno tre persone qualcosa di più della delusione: la sensazione che tutti gli sforzi dei mesi scorsi per far capire al ministro l’importanza di Internet quale impareggiabile “driver per lo sviluppo”, sono stati vani. Inutili le garbate pressioni del presidente dell’American Chamber of Commerce Vittorio Terzi; inutili i messaggi amichevoli del banchiere Ettore Gotti Tedeschi. Ma soprattutto inutile l’incontro a Roma con l’executive chairman di Google, Eric Schmidt, volato qui in gran segreto da Mountain View con la speranza di convertire definitivamente il ministro alla rivoluzione digitale. Era il giugno scorso e quell’incontro secondo molti poteva cambiare tutto: a cominciare dal contenuto della manovra economica varata a fine giugno appunto.

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