lunedì 10 ottobre 2011

Quei 750 miliardi che fanno tremare le banche europee

La mappa dell’esposizione verso i "Piigs": ecco perché la Grecia non può fallire. Da La Stampa.


Un foglio in formato Excel zeppo di numeri e sigle spiega meglio di tante analisi perché la Grecia non deve fallire e perché Dexia verrà salvata grazie all’intervento pubblico per la seconda volta in tre anni. Ma mostra anche che i salvataggi di tre anni fa non hanno di certo risolto i problemi, dato che i protagonisti sono gli stessi per la crisi del debito in corso come per quella innescata nel 2007 dai mutui subprime.
Si tratta di un documento ad uso interno redatto da una importante banca d’affari internazionale, in possesso de La Stampa , nel quale viene ricostruita puntualmente l’esposizione delle principali banche di ciascun Paese verso Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. I titoli di Stato e anche i prestiti, gli impieghi, i contratti di finanza derivata come i famigerati Cds, le «assicurazioni» contro il fallimento di un emittente. Il totale, per i soli titoli di Stato, fa 750 miliardi di euro. Dal documento, emerge chiaramente che il sistema non può permettersi né un fallimento di Dexia né un fallimento «formale» della Grecia, fallimento che da un punto di vista sostanziale è già avvenuto nel momento in cui i suoi bond pagano rendimenti stellari, nell’ordine del 70% per cento.

Andiamo con ordine. Dexia, importante banca «sistemica» a cavallo tra Francia, Belgio e Lussemburgo, dovrà essere salvata dalla mano pubblica per la seconda volta dal 2008. Sospesa in Borsa fino a lunedì, tra oggi e domani se ne conoscerà il destino e quanto costerà ancora ai contribuenti francesi e belgi.

Il timore legato al «caso Dexia» è molto semplice e si chiama «effetto valanga». Se «salta» la banca francobelga, potrebbe innescare una serie di fallimenti bancari a catena. Il problema delle banca è legato strettamente alla crisi dei debiti sovrani europei, verso i quali è fortemente esposta.


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